Metà delle imprese ha ossigeno solo per un altro mese ancora. Calo della domanda, fornitori che non pagano, crisi di liquidità sono i tre fattori di maggior preoccupazione, con punte che arrivano a coinvolgere il 70% degli imprenditori. E per molti di loro, con i progetti fermi, gli ordini che non si possono onorare, ma soprattutto con una concorrenza estera che non si è fermata, la sintesi è brutale: «Un altro mese così non lo reggiamo».
Sono questi i dati che emergono da un sondaggio condotto da auxiell, Delivera Consulting e ItalyPost, i cui risultati sono stati pubblicati su L’Economia del Corriere della Sera il 20 aprile 2020. Dati che sono il frutto del lavoro di un Osservatorio creato ad hoc per monitorare la percezione delle imprese e per capire dal punto di vista economico/aziendale le maggiori criticità e le priorità di intervento derivanti dall’emergenza coronavirus.
«Molte aziende sono in realtà il luogo più sicuro in cui trovarsi, essendo abituate alla cultura dello standard, e quindi pronte a definire modalità operative per ridurre la probabilità (e quindi il rischio) di contagio» sottolinea Riccardo Pavanato, Ceo di auxiell. «Tutte le imprese dovranno comunque riconsiderare processi, layout, prassi e – persino – strutture organizzative per adattarsi ad una convivenza con il virus che, evidentemente, non sarà breve né facile. Le aziende lean potrebbero in questo avere un forte vantaggio competitivo».
I 200 imprenditori coinvolti nell’indagine, intervistati tra il 7 e il 14 aprile, hanno bilanci sani, e spesso record. I tre quarti di loro fattura tra i 20 i 300 milioni, tantissimi esportano, tutti appartengono alle filiere del «made in» vincente: meccatronica, tessile-moda, design-arredamento, farmaceutica, alimentare. La maggior parte «abita» tra Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna – le tre regioni-motore del Paese, e anche le tre più colpite dalla pandemia.
Per approfondire i risultati del sondaggio leggi l’articolo su ItalyPost